Alzheimer, stile di vita sano e screening per la prevenzione
Uno stile di vita sano e gli screening di prevenzione aiutano a contrastare l’Alzheimer, una patologia che porta al progressivo deterioramento delle funzioni cognitive, delle capacità funzionali e delle relazioni sociali di una persona. Esistono una serie di azioni protettive da mettere in atto nelle varie fasi dell’esistenza, sino alle età più avanzate.
Ecco alcuni consigli del dottor Gianluca Floris, neurologo del Policlinico Duilio Casula, per limitare lo sviluppo della malattia: «Risulta fondamentale promuovere degli stili di vita adeguati in termini di alimentazione, attività fisica, correzioni dei disturbi di vista e di udito, vita sociale attiva, astensione da agenti tossici e screening sui principali fattori di rischio in età media e tardiva».
Oltre all’età le cause modificabili dell’Alzheimer sono: bassa scolarità in fase vitale precoce, perdita di udito, alti valori di colesterolo HDL, depressione, traumi cranici, inattività fisica, diabete, fumo di sigaretta, ipertensione, obesità, eccessivo consumo di alcolici in età media, isolamento sociale, inquinamento dell'aria, perdita di vista in età tardiva.
La presa in carico precoce della malattia in centri dedicati, un insieme di interventi farmacologici e non farmacologici sul singolo paziente, l’informazione al caregiver e ai familiari, permettono di migliorare la sintomatologia e la qualità della vita. «Sono attualmente in corso numerose sperimentazioni terapeutiche – dichiara lo specialista dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari - già oggi vi sono stati alcuni studi che hanno dimostrato efficacia sulla malattia in fase precoce di alcuni farmaci che hanno come bersaglio l’amiloide. Seppure questi non abbiano raccolto un parere univoco di approvazione dalle agenzie regolatorie del farmaco, rappresentano un segnale incoraggiante dopo 2 decenni nei quali non erano emerse nuove terapie».
In Sardegna su 25mila persone colpite da demenza 14mila soffrono di Alzheimer, la forma più frequente del disturbo neurocognitivo. Si stima che in Italia vi siano attualmente circa 1.100.000 persone con demenza di cui 600mila con morbo di Alzheimer. Una patologia che insorge più frequentemente dopo i 65 anni di età e colpisce più spesso le donne.
«L’età è il fattore di rischio principale – sottolinea il dottor Floris - con il progressivo invecchiamento della popolazione si osserva un numero crescente degli affetti e un costante aumento delle dimensioni di questa problematica che rappresenta una priorità di salute pubblica e una delle principali emergenze socioassistenziali».
La malattia di Alzheimer è caratterizzata da una lunga fase iniziale. «Prima che si sviluppino i sintomi della durata di circa 10 anni – spiega il neurologo del Duilio Casula - esiste uno stadio di sintomi precoci con iniziali disturbi mnesici in pazienti con conservate autonomie, solo in seguito avviene una fase di vera e propria demenza. Pertanto parlare di malattia di Alzheimer è più corretto rispetto a demenza di Alzheimer».
Il lavoro di clinici e ricercatori è attualmente concentrato proprio sulla diagnosi precoce e su interventi terapeutici in fase iniziale. «Le aumentate conoscenze sulla storia di malattia e sui meccanismi causali hanno permesso un netto miglioramento dell’accuratezza diagnostica – afferma il medico Gianluca Floris - con una maggiore disponibilità di biomarker di precisione indicativi dei meccanismi patologici e di neurodegenerazione».
Il 21 settembre è la Giornata mondiale della consapevolezza dell’Alzheimer. Un’importante occasione per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla delicata malattia.
Federica Portoghese