Febbre del Nilo, di cosa si tratta e come prevenirla

martedì 1 novembre 2022
Febbre del Nilo, di cosa si tratta e come prevenirla

La West Nile Fever è una malattia provocata dal virus West Nile, virus a RNA che appartiene alla famiglia dei Flaviviridae. Il primo caso fu isolato in Uganda, nel distretto West Nile, nel 1937; da li si è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Il WNV è mantenuto in natura da un ciclo primario di trasmissione zanzara-uccello-zanzara (ciclo endemico): le zanzare ornitofile adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli viremici (ospiti amplificatori o serbatoio).

La West Nile Fever non si trasmette da persona a persona tramite e, con le stesse modalità viste per l’uomo, può infettare altri mammiferi: equini, cani, gatti, conigli e altri. Dal momento della puntura della zanzara infetta, l’incubazione può variare da 2 a 14 giorni e nei soggetti con deficit immunitario può essere anche di 21 giorni.

In genere le persone infette non mostrano sintomi; in caso di sintomi, circa il 20% dei soggetti colpiti ha sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee, con una durata che varia da pochi giorni a qualche settimana, anche in conseguenza dell’età della persona.

Nei bambini febbre leggera, nei giovani febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari; negli anziani e nelle persone debilitate, invece, sintomi che possono essere più gravi. In meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), sono presenti i sintomi più gravi, con febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, paralisi e coma. Talvolta le manifestazioni neurologiche sono permanenti e le forme più gravi (circa 1 su mille) sono dovute a un’encefalite letale.

In Italia, dal 2008 a oggi la circolazione del virus è stata costante; dall’inizio di giugno 2022 si è visto un incremento dei casi. Come si spiega? Com’è noto i cambiamenti climatici, con il contributo della globalizzazione e degli spostamenti internazionali, hanno ampliato la distribuzione di specie invasive di zanzara, ma anche di quelle già presenti sul territorio (specie autoctone), come la “zanzara comune” o “zanzara notturna” (Culex pipiens), responsabile della trasmissione del virus West Nile in Italia.

Dall’inizio di giugno a ottobre 2022, in Italia si sono registrati 566 casi umani di WNVD, di cui 285 forme neuro-invasive, con 22 decessi; il primo caso è stato in Veneto, ma si registrano 7 casi anche in Sardegna. Inoltre, la presenza del WNV è stata confermata in 126 uccelli appartenenti a specie bersaglio (gazza, cornacchia grigia, ghiandaia) in regioni come Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto.

Sono allo studio dei vaccini, ma per il momento non esiste un vaccino e la prevenzione consiste soprattutto nella riduzione dell’esposizione alle punture di zanzare proteggendosi dalle punture, soprattutto all’alba e al tramonto, usando repellenti e le zanzariere alle finestre, indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, ostacolando la riproduzione delle zanzare svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante, oltre a cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale dopo averle svuotate quando non sono usate.

La diagnosi combina la valutazione clinica con specifici test di laboratorio. Per la conferma di WND può essere eseguita rilevando la presenza del virus nel sangue o negli organi bersaglio, o indirettamente, con test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici. Per la ricerca diretta sono in uso tecniche di biologia molecolare (RT-PCR e PCR-Real time), l’isolamento virale, l’immunofluorescenza diretta e l’immunoistochimica su tessuti; mentre, per la ricerca indiretta, si può fare ricorso a test ELISA o immunometrici, volti ad individuare anticorpi di classe IgG e IgM contro il virus, in siero, plasma e liquor cefalorachidiano.  

Recentemente, nel laboratorio dell’AOU di Cagliari abbiamo testato un metodo in RealTime PCR, da utilizzare nei casi di pazienti con sospetta neuro encefalite da WNV che non sono eleggibili alla rachicentesi per il prelievo di liquor destinato alle indagini del caso. Il metodo, finora mai utilizzato, ha dimostrato la presenza di 300 coppie virali/ml contro le 40 coppie/ml riscontrate nel siero del paziente. Questo risultato, finora mai descritto in letteratura, ci indica che il metodo potrà essere utilizzato in futuro nei casi in cui non è possibile eseguire la rachicentesi, come nei pazienti trattati con anticoagulanti.

In Italia è attivo il Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu. Le attività di sorveglianza umana e veterinaria sono coordinate dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l'accertamento delle malattie esotiche (CESME) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, a cui afferiscono le attività di conferma diagnostica.

Le Regioni, in piena autonomia, definiscono i documenti normativo-programmatici per la Sorveglianza epidemiologica e di laboratorio sul loro territorio e trasmettono i dati all’Istituto Superiore di Sanità ed al Ministero della Salute.

CL

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