HIV, terapie sempre più efficaci, sicure e tollerate

mercoledì 6 dicembre 2023
HIV, terapie sempre più efficaci, sicure e tollerate

L’infezione da HIV, già da alcuni anni, è diventata una condizione cronica, curabile, con una aspettativa di vita analoga a quella che si avrebbe senza l’infezione stessa. Ormai si parla di “pazienti che vivono con HIV” e questo risultato è stato ottenuto grazie a terapie sempre più efficaci e sempre più sicure e tollerate.

«Questa situazione - spiega il dottor Francesco Ortu, immunologo e allergologo del Policlinico Duilio Casula - ha portato la Joint United Nations Programme on HIV/AIDS, ovvero il Programma Congiunto delle Nazioni Unite che si occupa dell’infezione, a proporre un piano di controllo fino all’obbiettivo ideale di zero nuove infezioni nell’arco di qualche decennio».

«Tale obbiettivo – continua l’immunologo - noto con la regola dei tre 90, consiste nel diagnosticare il 90% delle persone con infezione, trattare il 90% delle persone diagnosticate e ottenere il controllo virologico in almeno il 90% dei trattati».
I risultati sono stati variamente raggiunti in molti paesi europei (con importanti eccezioni nei paesi dell’est Europa) e il prossimo obbiettivo sarà quello del 95%.

«Questi obbiettivi – prosegue il dottor Ortu - saranno coadiuvati da nuove strategie di prevenzione farmacologica, chiamata profilassi pre-esposizione o PREP, che consiste nell’assume dei farmaci antivirali in occasione del rapporto sessuale, con lo scopo di impedire l’infezione».

L’aspetto più dolente, il Italia, riguarda i pazienti che arrivano alla diagnosi in fase avanzata di malattia o contestualmente alla diagnosi di AIDS. «Questo – spiega l’immunologo - complica le cose sia da un punto di vista della terapia e del risultato della stessa che da un punto di vista epidemiologico: maggiore è il tempo che un paziente trascorre con un virus attivamente replicante, maggiori sono le possibilità di trasmissione».

«Sarebbe pertanto opportuna una maggiore consapevolezza ed esecuzione di indagini diagnostiche da parte dei cittadini, per cercare di fare emergere questo sommerso ed arrivare ad una condizione ottimale - dice lo specialista - il più grande ostacolo alla realizzazione di ciò è in parte dovuto alla scarsa conoscenza del problema ed in larga parte allo “stigma” e pregiudizio nei confronti di una malattia che aveva notevoli implicazioni sociali e personali, che ancora oggi rappresenta un grosso ostacolo per la cura e la quotidianità».

Un grande slancio verso una maggiore diffusione del test si deve alla disponibilità di “auto test” che possono essere acquistati liberamente nelle farmacie e i test offerti dalle associazioni di pazienti, nella nostra realtà soprattutto dalla LILA, che organizzano delle sedute di test a cui si può accedere con assoluta semplicità e libertà (i test richiedono comunque conferma sierologica).

«Una variabile ancora poco conosciuta – prosegue il dottor Ortu - è rappresentata dall’effetto della pandemia da SARS-Cov2 sulla trasmissione, la diagnosi ed il trattamento dell’infezione da HIV, come conseguenza della difficoltà di accesso ai centri di diagnosi e cura, il cui effetto sarà valutabile solo tra qualche anno».

«Riguardo al “secondo 90” e “terzo 90”, oltre ad aver raggiunto un ottimo risultato terapeutico, si stanno implementando altre modalità di somministrazione dei farmaci (attualmente intramuscolo bimestrali e tra poco sottocute semestrali) - conclude il dottor Francesco Ortu - che renderanno sempre più facile le possibilità di cura, ed il mantenimento in cura, con obbiettivo futuristico dell’eradicazione dell’infezione (attraverso l’ausilio della genetica). Non disgiunto da questi obbiettivi non bisogna scordare il “quarto 90”, ossia l’obbiettivo di garantire una buona qualità di vita al paziente».

 

 

CL

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